L’ottocentesca Galleria Vittorio Emanuele II, una delle icone della città, è tornata ai suoi colori originari grazie a un imponente restauro delle facciate interne, dei mosaici e degli archi di ingresso.
Dopo decenni di abbandono il porto di Milano è tornato a segnare il paesaggio della città, come aveva fatto per quattro secoli, fin dal 1600. Due lunghe passeggiate, un grande specchio d’acqua solcato dai barconi, il mercato, la riapertura, ai piedi della Porta del Cagnola, del canale Ticinello interrato negli anni Trenta e piazza XXIV Maggio resa più verde e pedonale compongono il nuovo volto di questo luogo storico e suggestivo. Nonostante la discreta qualità architettonica degli edicici (in particolare del mercato), si tratta della più importante eredità dell’Esposizione Universale a Milano.
La Pietà Rondanini, l’ultima intensa opera di Michelangelo, è stata accolta in un museo dedicato, all’interno dell’Ospedale Spagnolo, al Castello Sforzesco. Lo spazio, interamente restaurato, era un luogo di sofferenza e preghiera che fu utilizzato dalla guardia spagnola durante la peste del 1630. L’allestimento è stato firmato dall’architetto Michele De Lucchi.
Per ammirare la città dall’alto sono stati realizzati dei percorsi sui tetti di uno dei monumenti simbolo di Milano, la Galleria Vittorio Emanuele II. Nuovi panorami, scorci e prospettive inusuali sulla Galleria tornata a splendere come nell’800.
Al Parco Sempione sono stati restaurati i Bagni Misteriosi, la fontana progettata da Giorgio de Chirico e inaugurata nel 1973, in occasione della quindicesima Triennale, nei giardini di Palazzo dell’Arte, l’edificio che ospita La Triennale di Milano.
Un nuovo grande spazio per l’arte contemporanea è quello aperto a Milano dalla Fondazione Prada e progettato da Rem Koolhaas. Vale una visita anche solo il Bar Luce concepito e arredato dal regista Wes Andreson: è la ricostruzione di un vecchio caffè milanese pieno di riferimenti sia al neorealismo italiano che al cinema di Anderson stesso.
Giorgio Armani festeggia i 40 anni di carriera con l’apertura di un nuovo spazio museale, ARMANI/SILOS, in via Bergognone 40 a Milano, proprio di fronte di fronte al teatro progettato nel 2001 da Tadao Ando. L’edificio, con i suoi 4.500 mq di superfice espositiva, sorge sul sito di un ex deposito di una multinazionale alimentare. “Ho scelto di chiamarlo Silos perché lì venivano conservate le granaglie, materiale per vivere – spiega Armani – E così, come il cibo, anche il vestire serve per vivere”.